Gemma d'aprile

Dalla terra la forza per ricominciare


GEMMA D'APRILE

"Aprile di bei color orna la via", recita, così, il verso dedicato al mese d'aprile, nella filastrocca dei mesi di nonno Pasquale.
Questa primavera è scesa disarmonica sulla natura, una primavera tutta sbagliata, anche la voce di nonno non ritorna chiara.
Sono nipote di contadino: i contadini sono persone positive, caparbie, preparate a mettere in conto gelate tardive e grandine sui raccolti.
Ricordo, o forse se chiudo gli occhi, è solo il suono della voce di mamma che ne ripete il gesto, che annotava tutto su di un vecchio quaderno di scuola: pioggia, neve, vento, sole, semine e raccolti.
Tirava una lunga linea nera che segnava la fine dell'annata agraria, chiudeva il quaderno e lo stirava con la mano destra, nell'alzarsi si aiutava facendosi forza sulle braccia e riponeva il quaderno, in uno dei cassetti della vecchia credenza della cucina di nonna Talina, unendolo ad altri, ben più spiegazzati dalle numerose letture e consultazioni, stessa sorte forse sarebbe toccata negli anni anche ad esso.
Ma questa primavera è proprio sbagliata?
Ho sempre pensato che la natura fosse terapeutica a se stessa: oggi sulle rupi del Forte, ferite dalle frane dell'alluvione di ottobre, cominciano ad intravvedersi i primi ciuffi d'erba e tra poco più di un mese le ginestre torneranno a fiorire.
Oggi più che mai si parla di rinascita e voglia di ricominciare.
La mia rinascita parte da qui, da una gemma di vite, simbolo di vita e di questa terra  dalla vocazione vitivinicola.
Piccola, apparentemente fragile, ma guardate la volontà, la forza che ha nel rompere il legno della vite madre, per crescere e vivere.
Com'è difficile, oggi, parlare di cultura, laddove per cultura si intende quella chiusa nei musei, dei monumenti storico artistici o dei siti archeologici; certo la cultura cura l'anima, ma ora più che mai va ricercata dentro ciascuno di noi la cultura della sensibilità, della vicinanza e della responsabilità civile.

No, questa primavera non è sbagliata.

Iudica Dameri

Le foto sono di Adriano Giraudo (Vigneti di Timorasso Ezio Poggio - Val Borbera) e di Maurizio Montobbio (Tenuta Gazzolo - Colline del Gavi)

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