Bice e Leandro, un racconto per San Valentino

Il nostro #14febbraio


Bice e Leandro” - un’amore ritrovato

Bergamo, maggio 1799

Il mese era nel pieno del suo splendore: la luce chiara del mattino, il delicato profumo delle acacie in fiore veniva sparso tutt'attorno da un vento tiepido e silenzioso che accarezzava i cespugli di biancospino, i cui ultimi fiori bianchi facevano da corona a macchie di rosa canina. Da un piccolo sentiero di campagna ecco venire avanti due giovani, non hanno ancora vent'anni, mano nella mano. Lei improvvisamente si stringe a lui in un abbraccio infinito, quasi a volerlo fare suo prigioniero, presagio di un distacco ormai vicino. Bice e Leandro, questi i loro nomi. Bice, minuta d'aspetto, stretta nelle sue piccole spalle, a vederla così si potrebbe pensare fragile, se non fosse per quel viso fiero, incorniciato da lunghi capelli neri raccolti in una treccia, occhi scuri e veri. Leandro le parlava di ideali di gloria, di libertà, le confidava il suo amor patrio, e il loro amore che avrebbe visto  l'alba di un nuovo modo di pensare, di essere. Bice lo ascoltava sapendo che, di lì a poco, si sarebbe arruolato come volontario nei ranghi della Repubblica Cisalpina; ma lo amava, e questo le sarebbe bastato per superare la lontananza e la paura della perdita.

Novi Ligure, 13 agosto 1799

Una calura insopportabile accoglieva l'arrivo, nella città di Novi Ligure, delle truppe del reggimento comandate dal giovane generale Joubert; l'umore dei soldati era a terra per la stanchezza e la mancanza di cibo. Leandro era nelle file del reggimento; in quei lunghi giorni di cammino mai aveva dimenticato la sua Bice, affidava il suo amore, la tenerezza per l'amata, le paure di soldato, alle parole, cariche di sentimento, delle lunghe lettere scritte da un amico, un giovane poeta: Ugo Foscolo...

Bergamo, primi giorni di agosto 1799

Bice, nel frattempo, non riusciva più a sopportare la lontananza dell'amato, le notizie delle manovre militari che arrivavano tramite lettere la preoccupavano, e per questo decise di mettersi in viaggio e raggiungerlo. Si tagliò i lunghi capelli  e, con il denaro ricavato dalla  loro vendita,  acquistò abiti da ragazzo ed un berretto: la sua esile corporatura avrebbe fatto il resto. Così vestita sembrava davvero un tamburino, e sarebbe passata indisturbata nei territori di guerra.

Serravalle Scrivia, 14 agosto 1799

Il giorno seguente, alle prime luci dell'alba, il reggimento aveva lasciato Novi Ligure per dirigersi  verso il borgo di Serravalle Scrivia e accamparsi nei pressi della fortezza. Poco più tardi il generale Joubert passò in rassegna le truppe, ordinando per la notte una sorveglianza più serrata lungo le rive della Scrivia. Leandro non aveva più alcun dubbio: ormai la battaglia era vicina, gli schieramenti erano ordinati. Leandro e Ugo si apprestavano a scendere dall'accampamento fino al fiume Scrivia, ma per un attimo si guardarono indietro; quel borgo alle loro spalle aveva qualcosa di familiare e ora, all'avvicinarsi della notte, la nostalgia per gli affetti soffocava gli animi, mentre l'angoscia in Leandro aumentava offuscandogli la mente. Una notte buia li circondava, nemmeno la luce della luna veniva in loro aiuto per rischiarare quel luogo sconosciuto, solo il gorgoglio dell'acqua, sebbene poca per la siccità di mesi, spezzava il silenzio. All'improvviso un fruscio, sembravano passi... un "Alto là!!! Chi va là " gridato al buio da Leandro che, ridestatosi, imbracciò il fucile pronto a sparare sul nemico. "Alto là o sparo" fu il suo ultimo avvertimento. Un silenzio impenetrabile, un soffio di vento, una voce. "Leandro, non mi riconosci? Come può l'odio verso il tuo nemico uccidere ai tuoi occhi il nostro amore?" Le mani tremanti di Leandro lasciarono cadere a terra il fucile, ora tutto gli era chiaro, pochi passi ancora e strinse tra le braccia la sua Bice.

Il vento soffia ancora tra i canneti lungo la Scrivia e al canto dei grilli, nelle notti in cui la luna fa capolino dal buio tetro della notte, solo a coloro che donano il loro cuore al più gentile degli amori è dato vedere le anime dei due amanti.

Narrazione a cura di Iudica Dameri

Bibliografia:

R. Allegri – Serravalle nella storia, Cassa di Risparmio di Alessandria (1972)

F. Trucco – Battaglia di Novi, Novinostra(1999)

R. Cibabene – C. Simonassi, Da Novi a Marengo (2000)

L'immgine, tratta da Wikipedia, è la celebre opera “Il Bacio” realizzata nel 1859 da Francesco Hayez e conservata nella Pinacoteca di Brera.

 

“Ode a Leandro e Bice”

“… Ambi sul Serio nati, ambo sul fiore

Erano dell’età Leandro e Bice,

E di muta favilla acceso il core

Avean così, charder di più non lice.

Già presti a coronar sì vivo amore

Eran dei nodi d’Imeneo felice;

Ma la tromba sonò fera di Marte:

Parla l’onor, l’ode Leandro, e parte…”

(Luigi Cerretti, 1738-1808)

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